giovedì 25 luglio 2019

Sant'Agnese, vergine e martire - Non ancora capace di soffrire e già matura per la vittoria.


Dal «Sulle Vergini» di sant'Ambrogio, vescovo Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo.

Il 21 gennaio si festeggia Sant’Agnese. Nacque nella città di Roma il 293 dopo Cristo. I suoi familiari erano patrizi e quindi gente molto istruita e ricca. Agnese, ancora bambina, decise di convertirsi alla Fede in Gesù Cristo e di fare un voto di castità al Figlio di Dio. Ad un certo punto, il figlio del prefetto di Roma si innamorò perdutamente della ragazzina. Costei però non ricambiava i sentimenti del giovane innamorato. Agnese dunque rifiutò senza mezzi termini il corteggiamento del suo spasimante. Il prefetto non comprese le ragioni del rifiuto della ragazza a suo figlio e ad un tratto scoprì anche che Agnese aveva fatto voto di castità. Costui ordinò alla giovane di abbandonare la sua casa e di andare a vivere in clausura presso le vestali. Nella sua nuova dimora, la ragazza avrebbe dovuto convertirsi al paganesimo, pregando la dea che ai tempi era la protettrice di Roma. Agnese rifiutò di trasferirsi presso le vestali, e allora, per punizione, venne esposta senza vestiti nei pressi di Piazza Navona. A quel punto, un ragazzo cercò di avvicinarsi alla giovane per toccarla, ma venne accecato da un Angelo Bianco, mandato dalla Provvidenza. L’uomo perse la vista, ma riuscì miracolosamente a riacquistarla, grazie alle preghiere di Agnese.

A Sant'Agnese, Vergine e Martire, il nuovo Calendario della Chiesa riserba, giustamente una memoria obbligatoria. Il nome di Agnese deriva dal greco agne, che vuol dire « casta », ed è simile al nome di agnus, cioè agnello. Nella storia della santità, moltissime sono state le « Agnese », cioè le agnelle di Cristo, candide, miti e pure. Quella di oggi è la prima degna dell'Agnello divino martirizzata a Roma, si crede ai tempi di Diocleziano, cioè verso il 304.

Secondo la concorde tradizione romana e greca, non era che una bambina di dodici anni, un boccio pudico, un'agnellina tenera e candidissima. « In un corpo così piccolo,—commenta Sant'Ambrogio,—c'era posto dove ferire?... Le fanciulle della sua età non riescono a sostenere lo sguardo irritato dei genitori; la puntura di un ago le fa piangere; Agnese offre tutto il suo corpo alla punta della spada, che il soldato brandisce con furore contro di lei ». Il sangue del suo martirio fece spiccare ancor più il candore della sua innocenza. Agnese divenne così il simbolo del pudore e della purezza. Il suo nome fu ripetuto in tutti i sermoni sulla verginità, tutti gli inni esaltarono il candore del suo vello incontaminato.

La leggenda naturalmente immaginò un infelice insidiatore della sua pudicizia, nel figlio voglioso del Prefetto di Roma. Agnese l'avrebbe respinto e perciò venne denunciata come cristiana. Il Prefetto impose alla bambina di sacrificare, con le altre vergini, alla dea Vesta, oppure di entrare tra le meretrici della città. Ma la piccola e intrepida Agnese ebbe più timore dell'idolatria che non della prostituzione, anche perché sapeva di poter uscire intatta e immacolata dalla prova infamante.

Spogliata, si rivestì dei lunghi capelli, manto regale della sua pudicizia. Condotta nel turpe luogo nessuno osò insidiare la sua verginità. Una leggenda d'origine greca narra anzi che un uomo più brutale degli altri, avvicinatosi alla fanciulla, cadde subito ai suoi piedi, privo di vita. Dopo questo fatto, Agnese venne di nuovo interrogata dal Prefetto, in presenza del corpo inanimato dell'uomo. « Crederò a te e al tuo Dio — disse il giudice — se ridonerai la vita a quest'uomo ».

Agnese allora, alzando gli occhi al cielo, implorò la vita per il suo attentatore, e al miracolo il Prefetto e molti con lui gridarono: « Grande è il Dio dei cristiani! ». Qualcuno però accusò la fanciulla di tenebrosa magia, e il martirio ebbe seguito.

Non si sa però in che modo preciso Agnese suggellasse la prova. Il Papa Damaso, con la tradizione greca, parla di fuoco. Il poeta Prudenzio, con la tradizione latina, parla più verosimilmente di decapitazione. Ma nell'inno in onore di Agnes Beatae Virginis, che si ritiene di Sant'Ambrogio, il poeta immagina la fanciulla sgozzata, proprio come una vera agnella, mite e immacolata. E dell'Agnello divino, la Martire bambina, bianca e vermiglia, è restata la sposa più tenera e più commovente.


Sant'Agnese Vergine e martire, dipinto di Johann Schraudolph (Wikipedia)

SANT’AGNESE, LA SUA STORIA

Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo.

IL MARTIRIO
Successivamente Agnese venne accusata di saper usare la magia e dunque fu condannata ad essere bruciata viva. La giovane fu in grado di sopravvivere alle fiamme che invadevano il suo corpo, quindi venne uccisa con un colpo di spada, che le ferì mortalmente la gola La giovane perse la vita il 21 Gennaio del 305 dopo Cristo, e in seguito fu eletta Santa.

Santa Agnese è stata nominata Patrona della città dell’Aquila. Nel giorno della sua morte, infatti, nel monastero a lei dedicato vi è una celebrazione religiosa, che attira parecchi pellegrini e turisti. Alla celebrazione assistono in genere molte autorità civili e religiose. Nel corso della festa di Sant’Agnese, nella piazza del vecchio ospedale di San Salvatore, dei gruppi di persone, guidati ciascuno da un capitano, si sfidano in una gara di maldicenze, che sono in genere rivolte contro un qualsiasi cittadino aquilano. Questa competizione viene di solito vinta dal gruppo le cui maldicenze sono le più vere ed originali.

Il 21 Gennaio si ricordano San Patroclo di Troyes, Sant’Epifanio di Pavia, San Publio di Atene, San Zaccaria del Mercurion e San Bartolomeo Roe. I Beati di questo giorno sono invece Gualtiero di Bruges, Tommaso Green, Giuseppa Maria di Sant’Agnese e Francesco Bang. 







Nessun commento:

Posta un commento

La tenerezza è molto più di un gesto. E’ l’atteggiamento dell’animo di un uomo e di una donna che sanno amare e si sentono amati. come Gesù e Maria.
CIAO HA TUTTI AMICI. BENVENUTI...❀🌷🌼🌷❀